venerdì 30 maggio 2008

In arrivo l'echolaser

La società italiana Esaote ha sviluppato l’echolaser, uno strumento innovativo che integra le funzioni del laser con quelle degli ultrasuoni per trattare i tumori.
L’applicazione del laser pare essere particolarmente indicata per il trattamento dei noduli tiroidei, terapia alternativa alla chirurgia, molto interessanti gli impieghi auspicabili sulle lesioni maligne del fegato, patologia che rappresenta la terza causa di morte per tumori, inoltre sono applicabili anche trattamenti al fibroma uterino e ad altre patologie.


I vantaggi offerti da questa nuova tecnologia consistono in una migliore predicibilità di dimensione, forma e volume dell’area da trattare oltre al fatto di poter trattare zone poste nell’immediata vicinanza di zone critiche come le strutture vascolari.
Rispetto ad altre terapie, questo laser risulta meno invasivo perchè si avvale di aghi di dimensioni minime, garantisce un’adeguata precisione , ripetibilità di trattamento ed emette energie inferiori agli strumenti generalmente usati per combattere queste patologie.

giovedì 29 maggio 2008

Nuova sperimentazione per i malati di diabete di tipo 1

Nuove frontiere si aprono per le persone che soffrono di diabete di tipo 1, è infatti in partenza una nuova sperimentazione, gestita da una collaborazione tra la statunitense Juvenile Diabetes Research Foundation, l’Università di Montpellier e l’Università di Padova mirata a sviluppare un pancreas artificiale.
La sperimentazione consisterà nell’introduzione di un dispositivo con lo scopo di soppiantare la necessità del monitoraggio dei livelli di glicemia per la conseguente somministrazione di insulina, detto dispositivo dovrà essere indossato e la trasmissione dei dati avviene via radio attraverso un sensore di monitoraggio. Un sofisticato programma rielaborerà i dati e permetterà il rilascio dell’insulina necessaria. In questo modo la qualità della vita di chi soffre di diabete di tipo 1 potrà migliorare, potendo fare affidamento su uno strumento attendibile e sempre in funzione che permette il controllo e la valutazione di intervento sui livelli di insulina.
Altra particolarità di questa ricerca riguarda la prima fase della sperimentazione che è avvenuta su pazienti “virtuali” tramite simulazioni informatiche, potendo così evitare la sperimentazione sugli animali, e anche questo è un grandissimo passo avanti della scienza e forse della coscienza dei nostri bravi ricercatori.

mercoledì 28 maggio 2008

guarire dall'autismo si può

Parliamo di autismo. Di nuovo. E si, di autismo bisogna continuare a parlare, e anche tanto, perchè è il modo migliore di tenere alta l’attenzione dei mass media su un problema che, “se non tocca da vicino” spesso, “non riguarda.....”
L’autismo colpisce con un’incidenza che varia da 2 a 20 persone ogni 10.000, questo è quello che dicono i dati statistici ma..... pensateci bene, quante gente conoscete che ha un parente con problemi di autismo? Le cifre sembrano tradirsi, il problema sembra più vasto, e il fatto che si presenti nella primissima infanzia, quando le facoltà cognitive, di movimento e relazionali dovrebbero trovare una decisiva via di sviluppo , restandone invece profondamente minate, rende ancora più difficile accettare l’indifferenza scientifica verso questa patologia. Problemi psichiatrici. Dicevano. E chiudevano una cartella clinica con una parola che aveva il peso di una condanna, restituendo il malato alle cure della famiglia, intrappolata in un odissea di assistenzialismo privato e di isolamento pubblico. Ma ora qualcosa sta cambiando. Non la malattia, quella è rimasta la stessa, ma l’approccio con cui la si sta studiando, un punto di vista innovativo e illuminante che finalmente toglie il sigillo della condanna perenne di una vita privata di prospettive, di futuro, di qualsivoglia forma di indipendenza.
La svolta, a dire il vero, non è recentissima, il percorso è iniziato negli anni ’60 grazie alla determinazione di Bernard Rimland, un ricercatore padre di un bambino autistico che “non si arrende” di fronte al giudizio condiviso di debilitazione invalidante senza possibilità di recupero ma indaga, cerca, approfondisce, studia, sviscera la malattia sotto ogni punto di vista fino ad intraprendere dei “percorsi alternativi” che sono riusciti infine ad arrivare a grandi risultati. L’autismo non è più considerata una malattia di origine psicologica o psichiatrica ma “una sindrome biologica e metabolica che si manifesta in disordini fisiologici e biochimici rilevanti e che può essere causata o favorita dal sovrapporsi di fattori genetici e ambientali, di patologie metaboliche, intestinali, immunologiche, allergiche”. Certo non è facile identificare e risolvere problemi di natura così vasta che coinvolgono tanti specialisti in ambiti scientifici diversi quali immulogi, gastroenterologi, allergologi, studiosi degli effetti tossici dei metalli pesanti (argomento scottante questo, soprattutto per l’associazione con i vaccini....) ma con una buona collaborazione, con l’entusiasmo di un progetto che può ridare il senso di una vita vissuta a molte persone, con le conoscenze tecnologiche e le scoperte, ormai quotidiane, della ricerca, si può fare. Si deve fare. Si sta facendo. Il Dan è il movimento nato per sostenere gli studi e le singergie dei professionisti coinvolti, Defeat Autism Now per esteso, e bisogna sostenerlo con tutte le forze perchè sta facendo un lavoro veramente stupefacente. Coordinatore del Dan è Franco Verzella che investe energie e riversa entusiasmo contagioso nel progetto, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica affinchè sostenga la battaglia a ridare agli autistici una vita piena e un futuro di progetti da realizzare.

Cambiando le prospettive di approccio emergono anche le prime speranze di miglioramento e di guarigione.

martedì 27 maggio 2008

Alleviamo le formiche!

Che in Cina si mangiassero le formiche (e non solo quelle, mi viene da pensare) già lo si sapeva, realtà o leggenda metropolitana che potesse sembrare. Ora però salta fuori che fanno bene. Pare che le formiche contengano due principi attivi antinfiammatori particolarmente efficaci contro l’altrite, l’epatite e altre malattie. Le sostanze trovate nelle formiche fanno parte della famiglia dei polichetidi e si trovano anche in funghi e piante. Cosa ne vorrà fare la scienza di questa scoperta è tutto da vedere. Interverrà l’oms per invitare a consumare le formiche in carpione? O sarà più semplice sintetizzare le sostanze attraverso un preparato farmacologico da ingoiare con un sorso d’acqua? Eppure sono esseri viventi anche loro, così piccole che quando le calpestiamo.....
Se qualcuno volesse comunque anticipare i tempi e prepararsi la propria ricetta medicamentosa, è importante sapere che la formica in questione, nel quale sono state isolate queste proprietà è la 'Polyrhacis lamellidens' diffusa in cina. Alleviamo formiche, allora!

lunedì 26 maggio 2008

le proprietà del lievito plasmolisato con erbe

Avete mai sentito parlare del lievito plasmolisato con erbe? E’ un prodotto completamente naturale, utilissimo per le donne in gravidanza perchè contiene grandi quantità di ferro. L’anemia è una delle patologie più diffuse in gravidanza, i valori degli esami ematici lo dimostrano ampiamente perchè il fabbisogno di una donna incinta triplica rispetto ad una non incinta, e spesso occorre ricorrere ad integratori a base di ferro. Oggi questi integratori potranno essere sostituiti dal lievito plasmolisato con erbe, un alimento naturale che se associato ad una dieta equilibrata ricca di frutta, verdura, proteine e carboidrati garantisce un equilibrio dei valori dell’emoglobina in modo completamente naturale.

sabato 24 maggio 2008

Attenzione alle iniezioni antirughe

La polialchilammide è la sostanza più diffusamente usata dai chirurghi plastici per gli impianti sottocutanei, tramite iniezione, al fine di ridurre (o eliminare addirittura) il problema delle rughe.

Scomparse le rughe dal volto, però, si scopre che i problemi causati da questa sostanza possono essere anche altri, e perdurare per molti mesi dopo l’impianto. Le reazioni immunitarie che si sono sviluppate in un gruppo di pazienti monitorati sono perdurate anche dopo i 2 anni, trascinandosi dietro problemi come febbre, artrite, secchezza della bocca e gonfiori nelle zone dove si è effettuato l’impianto.
Ancora non si è capito perchè si sviluppino queste reazioni, fatto sta che questi “effetti indesiderati” spesso vengono banalizzati od omessi completamente nella descrizione della procedura, anche la ricerca non sembra “incentivata” ad approfondire l’argomento.
Quando l’estetica conta più dell’etica.....

venerdì 23 maggio 2008

Arriva dalla Scozia la pillola dei sogni di molti

Auguriamoci che tra qualche anno non si scoprano effetti collaterali indesiderati legati all’uso di questa nuova superpillola che, si presume, creerà le code in farmacia esattamente come avviene in Giappone per il rilascio di una nuova consolle. Sono stati gli scozzesi a confezionarla, questa nuova superpillola che dovrebbe risvegliare il desiderio sessuale tanto negli uomini quanto nelle donne. E ringraziamo gli scozzesi per avere pensato anche alle donne, il viagra era un po’ maschilista nella sua concezione di sessualità “meccanica”. Questa pillola promette molto, ma molto di più. L’aumento della fertilità, per esempio, fattore non trascurabile soprattutto in considerazione del numero di coppie sempre più maggiore che cerca, affidandosi alla scienza, di risolvere piccoli o grandi problemi e raggiungere l’unico e semplice obiettivo di diventare genitori. Ma questa pillola vuole davvero strafare, e promette addirittura di fare dimagrire.
A questo punto una perplessità ce l’avrei. Fino ad oggi in commercio ci sono molti integratori che promettono di dimagrire, e alcuni farmaci anoressizzanti che certo non vengono prescritti con leggerezza, salvo poi il proliferare del mercato nero, ma se davvero esiste un qualcosa che fa dimagrire, possibile che sia stato trovato cercando tutt’altro?
L’ingrediente fondamentale sarebbe un ormone che rilascia la gonadotropina di tipo 2, quello che viene definito “il vero motore sessuale del sistema riproduttivo.”
La ricerca condotta sugli animali ha dato risultati molto positivi. Ma è raccapricciante sapere che queste cavie (tra cui scimmie) sono state sottoposte ad iniezioni (inizialmente direttamente nel cervello, poi fortunatamente solo più per via endovenosa) in seguito alle quali le si osservava accoppiarsi con vigore e rinnovato entuasismo tanto da trascurare le porzioni di cibo e ridurle di un terzo.
Per ora il farmaco è ancora sotto studio, si sta cercando di “adattarlo” alle esigenze umane, e chissà, quando finalmente arriverà nei banchi delle farmacie, se le promesse saranno mantenute e se la felicità sarà ingoiabile con un sorso d’acqua....

L'AIDS oggi

Oggi sappiamo più cose di quante non se sapessimo anni fa sull’AIDS, oggi la ricerca ha fatto grandi passi in avanti e il tasso di mortalità è passato dal 100% al 10%, non sono solo le aspettative di vita che si sono allungate, ma la qualità della stessa, la possibilità di condurre un’esistenza normale, nel rispetto della dignità umana e con la possibilità di “convivere” con quest’ombra meno minacciosa di un tempo.


Anni fa, per poter combattere l’AIDS, si era costretti ad assumere cocktail di farmaci micidiali, che potevano anche arrivare a 25 compresse al giorno, le conseguenze erano pesanti, sia psicologicamente, per il senso di impotenza che ne derivava, sia per i conflitti creati tra i medicinali stessi, che minavano ulteriormente la salute psicofisica del malato.

Oggi, non che l’AIDS debba essere sottovalutato, ma le condizioni di chi si trova a convivere con questa realtà non presentano più lo scenario disorientante di solo pochi anni fa.
Oggi basta una sola compressa al giorno, per esempio, per tenere sotto controllo la malattia.
Oggi il tasso di mortalità è pari a quello delle polmoniti.


La preoccupazione principale, piuttosto, sta nel fatto che, secondo le stime, il 40% della popolazione infetta da HiV non sa di essere malata, e continua le proprie normali abitudini di vita, trascurando di curare la propria salute e di prevenire il contagio nelle altre persone.


L’HIV, dice l’infettivologo Mauro Moroni, “ha cessato di essere un’epidemia diventando un’infezione endemica a trasmissione prevalentemente sessuale”.

giovedì 22 maggio 2008

indagare la stanchezza

Una buona percentuale delle persone che si recano dal medico, lamentano di essere stanche.
La stanchezza è spesso debilitante e le ripercussioni sulla vita normale possono essere anche gravi, le cause che la sviluppano possono essere tante, ed è compito del medico identificare l’origine della stanchezza.

Non sempre la stanchezza è sintomo di malattia, può essere legata a fasi o ad abitudini quotidiane, e una conseguenza dei nostri comportamenti o della reazione del nostro fisico.
L’esercizio fisico è la prima medicina per curare la stanchezza. Strano ma vero, proprio per i benefici che produce sul corpo aumentando la resistenza muscolare, scheletrica e cardiaca, e anche per l’effetto antidepressivo e calmante che agisce sul sistema nervoso. Iniziare un’attività fisica è un passo che non deve scoraggiare ma deve essere affrontato con un approccio positivo ma anche responsabile. L’allenamento, soprattutto nelle prime settimane, dovrà essere costante ma non troppo intensivo e non dovrà sottoporre i muscoli ad un affaticamento sproporzionato. Meglio iniziare per gradi, insomma, ma procedere con determinazione. Se dopo un periodo di attività fisica (qualche mese) la stanchezza non si riduce, aumentando la resistenza del corpo, è probabile che ci si sia sottoposti ad un esercizio eccessivo rispetto alle possibilità del proprio corpo.


Un’altra forma di stanchezza poco conosciuta può avere origine dalla masticazione e dall’abitudine di digrignare i denti, cause di un’infiammazione all’articolazione mandibolare all’angolo della mascella. La stanchezza, in questo caso, deriverebbe dalla tensione cronica e dal dolore.


Anche la sindrome premestruale può causare stanchezza, il modo migliore per individuare la causa è quello di tenere un’agenda dove annotare i giorni di stanchezza e i periodi del ciclo e poi valutarli con il proprio medico. Se chi soffre di stanchezza premestruale troverà dei giovamenti nella menopausa, questo non accade a molte donne che invece, con la fine naturale del ciclo o con l’asportazione di utero o ovaie, possono subire un picco di stanchezza, in parte anche legato agli aspetti psicologici della menopausa. In questo caso si potrà intervenire con un trattamento ormonale con estrogeni e progestinici.
Anche il cambio di stagione può generare stanchezza, soprattutto in primavera, di solito è una stanchezza passeggera che passa con l’abituarsi al nuovo clima, utile è intervenire con esercizio fisico e curando una dieta ricca di frutta e verdura fresca.
Chi trascorre tante ore davanti ad un videoterminale potrà sviluppare la “sindrome da video” i cui effetti sono tensione muscolare alla schiena, bruciore agli occhi e mal di testa, con conseguente stanchezza. Per prevenirla è importante assumere una posizione corretta davanti al computer, tenendo la schiena ben appoggiata al sedile e le spalle erette e il monitor all’altezza giusta o con la giusta inclinazione se troppo alto. Inoltre sono opportune piccole paure di relax ogni due ore ed esercizi rotatori della testa.
Le persone esposte ad alto stress lavorativo e con grosse responsabilità rischiano di vivere la stanchezza da surmenage intellettuale, certo il riposo è consigliato ma spesso è un rimedio temporaneo, più opportuno iniziare un programma di attività fisica e dedicarsi ad hobby distensivi che aiutino a distrarsi e ad allentare la tensione.
Una delle casuse più diffuse di stanchezza è la diretta conseguenza di un’alimentazione sbagliata. Colpisce chi mangia molto e abbonda con alcool, grassi e dolci. La pelle risulterà troppo grassa o troppo secca e i capelli opachi e fragili, si soffrirà anche di problemi intestinali e difficoltà digestive. In questo caso, l’unica soluzione è cambiare il tipo di alimentazione intraprendendo un regime dietetico sano ricco di frutta e verdura, accertandosi di non avere carenze di minerali.

Ma non sempre le cause di stanchezza sono evidenti e facili da inviduare, possono esserci molte persone che si sentono stanche pur escludendo tutti i fattori precedentemente analizzati, e la loro stanchezza assume spesso le forme di stanchezza cronica, è percepita come debilitante e influisce direttamente con le normali abitudini di vita.
Per indagare le origini della stanchezza, occorre escludere infezioni in corso, sia batteriche che virali o parassitarie, poi bisognerà vagliare le cause psicologiche, e valutare una possibile depressione o l’influenza di una malattia psicomotoria, valutare l’assunzione di farmaci (sedativi, ipnotici, tranquillanti, alangesici, steroidi o betabloccanti), escludere l’anemia, il diabete mellito e l’insufficienza surrenalica, gli squilibri dei valori del calcio e del sodio, valutare anche l’ipotirodismo o l’ipertiroidismo, esaminare le correlazioni con forme tumorali ed infine valutare la sindrome da fatica cronica.

Da un primo esame di laboratorio prescritto dal medico, che potrà diventare più approfondito qualora lo ritenga necessario, è possibile individuare le infezioni, le malattie del fegato e del rene, le malattie della tiroide, il diabete, gli squilibri metabolici, alcuni tumori e molte malattie di cuore e polmone.

La malattia di Addison è molto rara ma è causa di stanchezza cronica, è determinata da una deficienza della ghiandola cortico-surrenalica e spesso viene diagnosticata perchè il primo sintomo è lo scurirsi della pelle, seguito da perdita di appetito, nausea, dolori allo stomaco, perdita di equilibrio, bassa pressione sanguigna e bassi livelli nel sangue di zucchero e sodio o alti di potassio.
Anche una iperfunzionallità delle ghiandole surrenali possono causare la stanchezza, in questo caso si parla di sintrome di Cushing e si manifesta con aumento di peso, della peluria facciale, dell’acne e con un anomalo gonfiore del viso, un innalzamento della pressione e un forte cambiamento della personalità e una diminuzione della concentrazione.

La stanchezza cronica può essere anche un campanello d’allarme per individuare malattie cardiache prima che si sviluppino i tipici sintomi, e in questo caso sarà utile una radiografia del torace, un elettrocardiogramma e i test di funzionalità respiratoria.
Si può facilmente associare la stanchezza ad una malattia cardiaca quando è un fenomeno recente, sviluppatosi nelle ultime settimane o mesi, se già si sa di avere una malattia di cuore, se si ha oltre 50 anni e si è soggetti a dolore o pressione al torace, spalle, collo, mascella che emergono con l’esercizio fisico e migliorano con il riposo, se si ha una storia famigliare di arteriosclerosi, attacco di cuore o morte improvvisa precoce, se si fuma, se si ha un alto livello di colesterolo, il diabete e l’ipertensione arteriosa.

Un’importante correlazione è infine quella tra stanchezza e depressione ma anche tra stanchezza e tumori.

Per quanto riguarda poi la sindrome da stanchezza cronica (cfs) o da affaticamento cronico, molte sono le persone che ne sono colpite, ma gli studi per riuscire a identificarne cause e cure sono ancora in corso. Nonostante alcuni casi siano stati risolti e altri migliorati, nella maggior parte dei casi non si sono ottenuti risultati. Inoltre spesso le persone affette da CFS faticano anche a vedersi riconosciuta la malattia, difficile da individuare e da definire, ma sicuramente invalidante.

La stanchezza cronica è un peso che affligge che non si riduce con il riposo, che non si attenua e che spesso è accompagnata da disturbi della memoria e della concentrazione, faringite, dolori alle ghandole linfonodali cervicali e ascellari, dolori muscolari e articolari senza altre infiammazioni in corso, cefalea, debolezza patologica immotivata e debilitante.

Molte ricerche sono in corso per comprendere come meglio intervenire nei casi di sindrome da stanchezza cronica, una malattia che è sempre più diffusa e sul quale l’attenzione dei media e del mondo scientifico è, finalmente, desta.

martedì 13 maggio 2008

fermiamo l'ecstasy!!!!

Che l’ecstasy faccia male lo si è sempre saputo e si è cercato di comunicarlo in tutti i modi ai giovani che, ciò nonostante, ne fanno un abuso smodato ignorando la pericolosità di una droga sintetica tanto potente e nociva. Come spiegare ai ragazzini che quella che stanno assumendo non è una semplice pastiglia che potrà dare loro l’illusione del benessere, o meglio, dell’alienazione, per una sera, ma piuttosto una condanna di menomazione a vita?
Anche le riviste scientifiche più accreditate a livello internazionale hanno scritto chiaramente che gli effetti neurotossici dell’ecstasy sono devastanti, e l’ultimo intervento illuminante, in tale proposito, porta la firma del professore Nicoletti dell’istituto

Neuromed di Isernia in calce alla prestigiosa rivista “journal of Neuroscience”, quotata come una delle migliori pubblicazioni internazionali in campo medico. Dal pulpito di tale autorevolezza,

Nicoletti lo sottolinea chiaramente: l’ecstasy “induce nell’ippocampo, area cerebrale coinvolta nella memoria, la formazione di radicali liberi e modificazioni intracellulari che possono contribuire al danno dei processi di apprendimento e della memoria”.

Modificazioni simili a quelle prodotte dal morbo di Alzheimer, tanto per intenderci, che producono un progressivo e inesorabile deterioramento delle funzioni cognitive e della memoria.Forse non sarà questo mio post a impedire a qualcuno di assumere l’ecstasy, ma credo che la sensibilizzazione in questo senso debba essere capillare, vorrei che i giovani arrivassero a vedere come si trasforma una persona affetta dal morbo di Alzheimer, come si dimentica di se stessa e degli altri, come perde l’autonomia e la dignità del ricordo, già è un’indicibile sofferenza vedere la devastazione di una simile regressione in un anziano che amiamo e che sappiamo avere vissuto, ma pensiamo ad un giovane che rinuncia deliberatamente, con una leggerezza assolutamente ingiustificabile, ad avere un futuro....

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