domenica 27 luglio 2008

Ma chi l’ha detto che bere tanta acqua fa bene?

D’accordo l’idratazione, ma questa mania di bere più acqua di quanto il nostro corpo ne richieda, alla lunga, può diventare davvero pericolosa. E’ successo, per esempio, ad una donna inglese che ha subito gravi danni fisici in seguito ad una dieta denominata “disintossicante” dove l’imperativo era bere tanta acqua.... L’intossicazione da acqua avviene quando, per via dell’acqua assunta in eccesso, il sale nel sangue si diluisce e la soluzione che ne risulta è inferiore a quella nelle cellule e negli organi, in questo modo l’acqua passa direttamente negli organi, gonfiandoli e compromettendone la funzionalità, con conseguenze che possono essere anche fatali.
Ma allora, chi ha detto che bere tanta acqua fa bene? Dietro a questa affermazione c’è soprattutto una riuscita campagna di marketing, ma non vi è alcuna base scientifica. L’idratazione è ovviamente una condizione necessaria ma bere più acqua di quanto il nostro organismo ne richieda no, il corpo umano ha già i suoi canali per liberarsi delle tossine, principalmente attraverso il fegato. Anche il Dr. Graham MacGregor, noto specialista dei reni, intervistato sull’argomento, ha affermato che l’eccesso di acqua non può che turbare il naturale equilibrio fisico e causare danni, spesso imprevisti.
Qual’è allora la quantità di acqua ideale da assumere?
Beh, non c’è una risposta universale, le esigenze delle persone sono diverse e dipendono da molti fattori tra cui il clima, l’attività fisica, l’età ecc.. Dunque è bene bere per soddisfare un’esigenza personale ma non bere in modo meccanico ingurgitando più acqua di quanta ne occorre realmente al nostro corpo.

giovedì 24 luglio 2008

Ribadita la pericolosità dei cellulari

E’ solo di pochi giorni fa lo “smascheramento” della bufala del video circolato su youtube con il quale si pretendeva di dimostrare che alcuni telefonini in vicinanza potessero fare cuocere i popcorn, falso scientifico archietettato da alcuni pubblicitari che avevano “nascosto “ un forno a microonde sotto al tavolo. Ma l’allarme “danno da cellulari” non è affatto passato, anzi, nonostante questi tentativi di strumentalizzazione a dirci oggi che dobbiamo adottare precauzioni maggiori nelle nostre abitudini con il telefono cellulare è il Direttore dell’istituto oncologico dell’Università di Pittsburg, ronald Herbman.
Secondo Herbman occorreranno molti anni per dimostrare gli effetti devastanti che i telefoni cellulari possono causare sull’uomo, ed è fondamentale iniziare a modificare le proprie abitudini per tutelare la propria e l’altrui salute, iniziando per esempio ad usare gli auricolari ed evitando di utilizzare il cellulare nei luoghi piccole e affollati, come autobus e acensori, per non nuocere alla salute altrui. Le persone che dovrebbero essere maggiormente tutelate, sempre per il Dr. Herbman, sono i bambini, in quanto il loro cervello, non ancora completamente formato ma in fase di crescita, rischia particolarmente di essere compromesso.
Altri studi portati a termine in Francia e nello Utah avevano appena decretato che non è possibile dimostrare una connessione diretta tra tumori al cervello e utilizzo del telefono cellulare, ciò non toglie che le preoccupazioni espresse dal Dr. Herbman siano più che lecite e condivisibili e che il suo invito a “prevenire” con comportamenti volti a tutelare la salute, per quanto non ancora suffragati da basi scientifiche “certe” siano preziosi consigli che sarebbe opportuno adottare.

giovedì 17 luglio 2008

evitate le noccioline in gravidanza

Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori danesi ha dimostrato che cibarsi di noccioline in gravidanza può rivelarsi nocivo per il feto. Lo studio comprendeva un’analisi delle abitudini alimentari di un folto gruppo di donne incinte, e poi nel successivo monitoraggio dei bambini fino all’ottavo anno di età, periodo nel quale si è dimostrato che se le mamme, in gravidanza, consumavano regolarmente noccioline i bambini avevano il 50% di possibilità in più di sviluppare l’asma.
Le noccioline contengono dei potenti allergeni che agiscono sul feto sensibilizzando e rendendolo maggiormente vulnerabile. L’allergia generata dalle noccioline è considerata piuttosto seria, raramente passa con l’età e può generare uno shock anafilattico.
Dallo stesso studio emerge invece che i bambini meno colpiti da allergie sono quelli le cui madri si sono nutrite di abbondanti frutta e verdura in gravidanza.
Quindi, se attendete un bambino o pensate nel futuro di volere una gravidanza, ricordate che l’alimentazione è importante, frutta e verdura potranno apportare benefici al nascituro e per quanto riguarda le noccioline..... meglio evitare!

evitate le noccioline in gravidanza

Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori danesi ha dimostrato che cibarsi di noccioline in gravidanza può rivelarsi nocivo per il feto. Lo studio comprendeva un’analisi delle abitudini alimentari di un folto gruppo di donne incinte, e poi nel successivo monitoraggio dei bambini fino all’ottavo anno di età, periodo nel quale si è dimostrato che se le mamme, in gravidanza, consumavano regolarmente noccioline i bambini avevano il 50% di possibilità in più di sviluppare l’asma.
Le noccioline contengono dei potenti allergeni che agiscono sul feto sensibilizzando e rendendolo maggiormente vulnerabile. L’allergia generata dalle noccioline è considerata piuttosto seria, raramente passa con l’età e può generare uno shock anafilattico.
Dallo stesso studio emerge invece che i bambini meno colpiti da allergie sono quelli le cui madri si sono nutrite di abbondanti frutta e verdura in gravidanza.
Quindi, se attendete un bambino o pensate nel futuro di volere una gravidanza, ricordate che l’alimentazione è importante, frutta e verdura potranno apportare benefici al nascituro e per quanto riguarda le noccioline..... meglio evitare!

sabato 12 luglio 2008

Le incognite del sesso

Sul sesso pensiamo di essere tutti maestri, non solo ci addentriamo nel discorso della sessualità ma le nostre pretese di saccenza si arrischiano spesso senza troppa competenza di causa anche nei risvolti psicologici delle sessualità diverse dalla nostra, e per alcuni “giudicare” diventa più che facile, quasi automatico....
Ma ci sono casi in cui neanche la scienza riesce a pronunciarsi senza qualche dubbio....
Il disturbo di identità di genere è causato da un’alterazione genetica che impedisce ai nascituri di sviluppare integralmente il proprio apparato sessuale e attribuendo loro organi sessuali incerti, incompleti o in conflitto con quello che è il patrimonio genetico della persona.
Possono nascere bambini con organi genitali femminili e un patrimonio genetico maschile, e il problema emerge generalmente nella pubertà con l’assenza delle mestruazioni, o possono esserci casi in cui è difficile attribuire un sesso ad un neonato per via della conformazione ambigua dell’organo sessuale.
Generalmente comunque le persone affette da Dig sono sterili perchè internamente gli organi sessuali non sono completi.
Da oggi, però, la ricerca può offrire un po’ di sostegno in più ai genitori e alle persone che si trovano a vivere con la necessità di attribuire un’identità sessuale, infatti è stata scoperta la mutazione genetica che impedisce agli organi maschili di svilupparsi pienamente, impedendo di fatto l’evoluzione dei testicoli, conoscendo esattamente il punto in cui lo sviluppo dei testicoli viene bloccato potrebbe essere più facile comprendere l’esatta natura sessuale individuale e quindi intervenire, chirurgicamente o tramite terapia ormonale.
Certo non sono scelte facili da prendere, le ripercussioni sulla vita rischiano di essere devastanti e bisogna ponderare tutti gli aspetti psicologici della scelta oltre che il dato “fisico”.
Il disturbo di identità di genere colpisce un neonato su 4500, una percentuale di incidenza altissima, ma allora perchè non se ne parla mai?

martedì 8 luglio 2008

Mal di schiena. Un approccio decisamente alternativo per sconfiggerlo

Soffrite spesso di mal di schiena e non riuscite a trovare la causa del vostro malessere? Molto interessante e pare altamente accreditata a livello scientifico la tesi di Simon King, un famoso chiropratico, che afferma che l’equilibrio del corpo rischia di essere compromesso dall’utilizzo dei metalli, e dunque orecchini, piercing, monili e anche le otturazioni dentarie possono influire direttamente sull’assimetria del corpo, innescando una reazione a catena per cui i muscoli, avvertendo una minaccia, tentano di allontanarla producendo movimenti e contrazioni che portano al dolore cronico. Allontanata la causa di tali rigidità, ovvero il metallo a contatto con il corpo, i muscoli tornano nella loro posizione normale e la sofferenza termina.
Quindi se soffrite di mal di schiena e avvertite un malessere non attribuibile ad altre patologie, provate a sostituire i vostri articoli di bigiotteria in ferro con altri di materiale acrilico, sulle otturazioni non mi pronuncio, ma se allontanare un piercing o un anello può restituire il benessere, perchè non provare. Male non fa.

giovedì 3 luglio 2008

Contrastare l'allergia in modo naturale

Se soffrite di rinite allergica e siete costantemente affetti dalla febbre da fieno, ecco un rimedio naturale che può aiutarvi a combatterla: assumete latte con probiotici, ovvero batteri vivi che aiutano a migliorare l’equilibrio microbiotico intestinale.
Da una ricerca effettuata su un campione di persone divisi in due gruppi di cui uno ha assunto un placebo e uno latte con probiotici è stato dimostrato, sul lungo periodo, che il miglioramento immunitario era sostanziale.
La ricerca è stata condotta dall’Insitute of Food Research, nel Regno Unito, e l’obiettivo era quello di contrastare con un approccio alternativo e più naturale una delle malattie più diffuse e fastidiose con cui la popolazione del mondo civilizzato si trova a convivere, ovvero l’allergia da pollini.

Se anche voi ne soffrite, perchè non provare dunque? Aumentate i probiotici nella vostra dieta, male non fanno sicuramente ma se anche la vostra rinite ne ottiene dei benefici, allora ne vale davvero la pena!

mercoledì 2 luglio 2008

Una vita migliore per i paralizzati totali. Quando la tecnologia aiuta davvero...

Ecco che finalmente la tecnologia ci stupisce, piacevolmente, presentandoci un’invenzione che rivoluzionerà la vita di molte persone, ovvero coloro che sono vittime di paralisi totali e che sono costrette a vivere, pur lucidamente, in un corpo che non permette alcun movimento. O quasi. E si, perchè partendo dal presupposto che la lingua viene comandata da nervi cranici che restano intatti nei casi di traumi spinali si è studiato il modo di amplificarne i movimenti e i segnali, decodificandoli poi con un sistema wireless che, da un magnete delle dimensioni di un chicco di riso posizionato sulla lingua, si dirama ad una cuffia e da questa alle apprecchiature tecnologiche collegate senza fili.
In pratica, persone costrette all’immobilità totale potranno azionare la propria carrozzella o comunicare tramite un pc, e chissà quante altre applicazioni potranno essere estese in futuro, quando questa tecnologia sarà diffusa e da una sperimentazione iniziale si passerà ad una fase di affinamento tecnologica.
Quello che servirà sarà sostanzialmente un addestramento tale da fare corrispondere ad ogni movimento un segnale determinato, al quale si sarà associata un’operazione, il movimento della lingua inviando l‘input permetterà di sconfiggere la barriera dell’isolamento fisico e comunicativo e restituirà alle persone paralizzate integralmente parte dell’autonomia che, sicuramente, aumenterà la loro qualità di vita.

L’innovazione di questa tecnologia sta nel fatto di non essere particolarmente invasiva, spostando la ricerca e la sperimentazione da ambiti nel quale era necessario utilizzare sensori direttamente conficcati nel cervello o di captare direttamente gli impulsi del cervello .
E per questa grande applicazione tecnologica dobbiamo ringraziare Maysam Ghovanloo della Georgia Tech School of Electrical and Computer Engineering che ha brevettato la “tongue drive”.

martedì 1 luglio 2008

Una storia da raccontare

Che le multinazionali del farmaco siano tra le aziende più agguerrite e spesso spietate di un mercato senza scrupoli è spesso testimoniato da eventi e notizie di cronaca, ma questa storia è diversa, e ve la voglio raccontare. La Pfizer ha deciso di riprendere la produzione di un farmaco che aveva recentemente interrotto perchè si è rivelata vitale per un bambino, un solo bambino che però ha dimostrato di avere bisogno esattamente di quel farmaco, con quei dosaggi e quella posologia, per poter sopravvivere all’aciduria metilmalonica con omocistinuria. Il bimbo di tre anni abita in Sardegna e la sua rara malattia deve avere toccato il cuore di questi “grandi” produttori che, mano sulla coscienza, appreso il fatto che per il piccolo Stefano il farmaco aveva assunto i connotati di un farmaco salvavita, hanno deciso di continuare la produzione.
Certo non se ne sentono molte di storie come questa e indipendentemente dal costo del farmaco e dai costi sostenuti per proseguire una commercializzazione che si era ritenuto più conveniente interrompere, la Pfizer ha dimostrato di avere un’anima e di lavorare per il benessere reale delle persone. Non da ultimo il fatto che abbia immediatamente provveduto a fornire il medico curante del piccolo di scorte tali da permettere il proseguimento della cura fino a settembre, data in cui, si presume, il farmaco sia nuovamente in farmacia.

Ai genitori del piccolo Stefano tutta la nostra solidarietà, ai genitori di tutti gli altri bambini malati che vivono situazioni simili la speranza che questa storia possa essere accolta anche da altre case farmaceutiche e che la vita di un solo individuo sia considerata sacra e inviolabile esattamente come la ricerca empirica per tutelare la salute della massa.

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