martedì 1 luglio 2008

Una storia da raccontare

Che le multinazionali del farmaco siano tra le aziende più agguerrite e spesso spietate di un mercato senza scrupoli è spesso testimoniato da eventi e notizie di cronaca, ma questa storia è diversa, e ve la voglio raccontare. La Pfizer ha deciso di riprendere la produzione di un farmaco che aveva recentemente interrotto perchè si è rivelata vitale per un bambino, un solo bambino che però ha dimostrato di avere bisogno esattamente di quel farmaco, con quei dosaggi e quella posologia, per poter sopravvivere all’aciduria metilmalonica con omocistinuria. Il bimbo di tre anni abita in Sardegna e la sua rara malattia deve avere toccato il cuore di questi “grandi” produttori che, mano sulla coscienza, appreso il fatto che per il piccolo Stefano il farmaco aveva assunto i connotati di un farmaco salvavita, hanno deciso di continuare la produzione.
Certo non se ne sentono molte di storie come questa e indipendentemente dal costo del farmaco e dai costi sostenuti per proseguire una commercializzazione che si era ritenuto più conveniente interrompere, la Pfizer ha dimostrato di avere un’anima e di lavorare per il benessere reale delle persone. Non da ultimo il fatto che abbia immediatamente provveduto a fornire il medico curante del piccolo di scorte tali da permettere il proseguimento della cura fino a settembre, data in cui, si presume, il farmaco sia nuovamente in farmacia.

Ai genitori del piccolo Stefano tutta la nostra solidarietà, ai genitori di tutti gli altri bambini malati che vivono situazioni simili la speranza che questa storia possa essere accolta anche da altre case farmaceutiche e che la vita di un solo individuo sia considerata sacra e inviolabile esattamente come la ricerca empirica per tutelare la salute della massa.

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