mercoledì 28 maggio 2008

guarire dall'autismo si può

Parliamo di autismo. Di nuovo. E si, di autismo bisogna continuare a parlare, e anche tanto, perchè è il modo migliore di tenere alta l’attenzione dei mass media su un problema che, “se non tocca da vicino” spesso, “non riguarda.....”
L’autismo colpisce con un’incidenza che varia da 2 a 20 persone ogni 10.000, questo è quello che dicono i dati statistici ma..... pensateci bene, quante gente conoscete che ha un parente con problemi di autismo? Le cifre sembrano tradirsi, il problema sembra più vasto, e il fatto che si presenti nella primissima infanzia, quando le facoltà cognitive, di movimento e relazionali dovrebbero trovare una decisiva via di sviluppo , restandone invece profondamente minate, rende ancora più difficile accettare l’indifferenza scientifica verso questa patologia. Problemi psichiatrici. Dicevano. E chiudevano una cartella clinica con una parola che aveva il peso di una condanna, restituendo il malato alle cure della famiglia, intrappolata in un odissea di assistenzialismo privato e di isolamento pubblico. Ma ora qualcosa sta cambiando. Non la malattia, quella è rimasta la stessa, ma l’approccio con cui la si sta studiando, un punto di vista innovativo e illuminante che finalmente toglie il sigillo della condanna perenne di una vita privata di prospettive, di futuro, di qualsivoglia forma di indipendenza.
La svolta, a dire il vero, non è recentissima, il percorso è iniziato negli anni ’60 grazie alla determinazione di Bernard Rimland, un ricercatore padre di un bambino autistico che “non si arrende” di fronte al giudizio condiviso di debilitazione invalidante senza possibilità di recupero ma indaga, cerca, approfondisce, studia, sviscera la malattia sotto ogni punto di vista fino ad intraprendere dei “percorsi alternativi” che sono riusciti infine ad arrivare a grandi risultati. L’autismo non è più considerata una malattia di origine psicologica o psichiatrica ma “una sindrome biologica e metabolica che si manifesta in disordini fisiologici e biochimici rilevanti e che può essere causata o favorita dal sovrapporsi di fattori genetici e ambientali, di patologie metaboliche, intestinali, immunologiche, allergiche”. Certo non è facile identificare e risolvere problemi di natura così vasta che coinvolgono tanti specialisti in ambiti scientifici diversi quali immulogi, gastroenterologi, allergologi, studiosi degli effetti tossici dei metalli pesanti (argomento scottante questo, soprattutto per l’associazione con i vaccini....) ma con una buona collaborazione, con l’entusiasmo di un progetto che può ridare il senso di una vita vissuta a molte persone, con le conoscenze tecnologiche e le scoperte, ormai quotidiane, della ricerca, si può fare. Si deve fare. Si sta facendo. Il Dan è il movimento nato per sostenere gli studi e le singergie dei professionisti coinvolti, Defeat Autism Now per esteso, e bisogna sostenerlo con tutte le forze perchè sta facendo un lavoro veramente stupefacente. Coordinatore del Dan è Franco Verzella che investe energie e riversa entusiasmo contagioso nel progetto, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica affinchè sostenga la battaglia a ridare agli autistici una vita piena e un futuro di progetti da realizzare.

Cambiando le prospettive di approccio emergono anche le prime speranze di miglioramento e di guarigione.

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